Un sindaco è stato condannato a cinque mesi di reclusione
È stato condannato per abuso d’ufficio, aggravato dal dolo intenzionale.
La VI Sezione della Corte di Cassazione, con sentenza del 27 maggio, ha respinto il ricorso di un sindaco della provincia di Cremona, che aveva, a seguito di segnalazioni e di pressioni politiche, assunto una ragazza, su chiamata diretta, con contratti annuali da collaboratrice, prima, e di responsabile, poi, dell’ufficio tecnico per ben 4 anni.
Nel 2014, il soggetto in questione era stato dichiarato colpevole dal Tribunale di Cremona, che gli aveva condannato, riconoscendoli le attenuanti generiche, la pena di sei mesi di reclusione. La Corte d’appello di Brescia, in parziale riforma, aveva dichiarato non doversi procedere in ordine alle condotte dell’imputato fino al gennaio 2008, per essere il reato estinto per prescrizione, e aveva ridotto la pena a mesi cinque. I giudici di Piazza Cavour hanno confermatole conclusione di merito, ribadito il divieto ai contratti a progetto, consentendo solo incarichi a tempo determinato per la copertura dei posti di elevata professionalità o “di alta specializzazione”, e prescritto la valutazione comparativa mediante concorso, con una procedura ad evidenza pubblica.
A sorprendere non è tanto il tenore della sentenza; quanto, piuttosto, che esistano ancora amministratori che ritengono di poter assumere personale violando regolamenti, leggi e principi costituzionali.